3.1. Il presupposto della tassa

   

Ai sensi del comma 641 dell’art. 1 della legge n. 147 del 2013 la Tari è dovuta per il possesso (si tratta di possesso qualificato ossia, ai sensi dell’art. 1140 del codice civile, possesso a titolo di proprietà ovvero altro diritto reale di godimento) ovvero la detenzione, a qualsiasi titolo (anche senza titolo), di locali o di aree scoperte, a qualsiasi uso adibiti, suscettibili di produrre rifiuti urbani.

Viene, quindi, confermato (come già precedentemente previsto per la Tarsu, la Tia e la Tares) che il presupposto della tassa non è rappresentato dalla produzione dei rifiuti, bensì dalla potenzialità di un locale o di un’area a produrre rifiuti.

Ne consegue che sono esclusi dalla tassa i locali e le aree che essendo privi di detta potenzialità non sono suscettibili di produrre rifiuti o per la loro natura (luoghi impraticabili, in abbandono, stabilmente muniti di attrezzature tali da escludere la produzione di rifiuti), o per l’uso a cui sono destinati (locali non presidiati, locali con sporadica presenza dell’uomo, locali con produzione a ciclo chiuso, depositi di materiali alla rinfusa o in disuso, ecc.) ovvero perché si trovano in obiettive condizioni di non utilizzabilità (locali privi di arredo, privi di allacci alle utenze, ecc.).

Lo stesso comma 641, inoltre, disciplina specifiche esclusioni; in particolare, la tassa non è dovuta con riferimento alle aree scoperte, non operative (sono operative le aree sulle quali viene esercitata un’attività economica), pertinenziali o accessorie a locali tassati (sia abitativi sia diversi), nonché alle aree comuni condominiali di cui all’art. 1117 del codice civile che non siano detenute o occupate in via esclusiva (tetti, scale, portici, cortili, alloggio del portiere se non occupato, lavanderia, riscaldamento centrale, ecc.).

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